Il 29 ottobre 2009, il Fluminense di Rio de Janeiro è una squadra morta. Impelagatosi nei bassifondi del campionato nazionale sin dalle prime giornate, non è più riuscito a venirne fuori, ed ora, ultimo in classifica con otto punti di distacco dal Botafogo quintultimo, la serie B è ormai una certezza. Quattro allenatori cambiati. Cinque vittorie in trentuno giornate. La squadra è ormai rassegnata alla caduta al piano inferiore, con la terrorizzante prospettiva di ripetere quanto accaduto nel 1998, quando arrivò addirittura la discesa in C. Quel 29 ottobre, però, inizia la magia. Prende forma un miracolo. Il Tricolor batte l’Atletico Mineiro e dà il via a un’impressionante serie di sei vittorie consecutive e un pari con cui riesce a mantenere la categoria per l’inezia di un punto, arrivando inoltre a giocarsi la finale di Copa Sudamericana. Inizia qui un percorso che porterà ad emozioni ancor più intense. Inizia qui la storia del Time de guerreiros.
La sfida di Muricy. Doveroso partire dalla fine dello scorso campionato per raccontare il Fluminense campione brasiliano. Perché la conquista di ieri è l’ideale conclusione di una saga che ha visto il protagonista rinascere dalle proprie ceneri, come una fenice. Da una retrocessione scritta al titolo nazionale. Dall’ultimo posto al primo in quattordici mesi. All’inizio del 2010 però sembra che qualcosa si sia rotto: l’allenatore Cuca, fondamentale artefice della rinascita, viene cacciato dopo un campionato carioca deludente e sostituito da Muricy Ramalho, plurivincente al San Paolo ma fresco di esonero al Palmeiras. L’impatto è da brividi: eliminazione in Copa do Brasil per mano del Gremio e due sconfitte nelle prime tre giornate di campionato. Ma da lì la squadra, condotta magistralmente da Muricy, ingrana, fa sfoggio di cinismo e alla decima giornata va in testa, grazie a una vittoria col Cruzeiro.
Seleção? No, grazie. La mattina seguente alla conquista del primo posto, Muricy Ramalho riceve una proposta allettante da Ricardo Teixeira, presidente della federazione brasiliana: diventare il nuovo tecnico della nazionale verdeoro. L’allenatore lascia la decisione al Fluminense, che non lo libera, costringendo così Teixeira a virare su Mano Menezes. I tifosi del Flu festeggiano e i giocatori, rinfrancati dalla permanenza del proprio condottiero, infilano una serie di successi che li porta anche a cinque punti di vantaggio sulla seconda, il Corinthians ora in mano ad Adilson Batista. La nota dolente è l’infortunio di Fred, proprio come nel 2009. Stavolta però viene acquistato il cavallo di ritorno Washington, che non fa rimpiangere l’artilheiro con otto gol in dodici partite.
Sfrattati. Il punto più critico della stagione arriva a inizio girone di ritorno. Oltre a Fred si fanno male pure Diguinho e lo Sheik Emerson, e all’emergenza si aggiunge un’altra tegola che il Fluminense deve subire: la chiusura del Maracanã in vista dei Mondiali del 2014, che si disputeranno proprio in Brasile. Non resta che dividere l’Engenhão con Botafogo e Flamengo, con un consistente calo di pubblico che complica e non poco il cammino verso il titolo. Difatti, in un’atmosfera tetra, il Flu perde lo scontro diretto col Corinthians, che di lì a una settimana si prenderà il primo posto. La leadership del Timão dura poco, in realtà, perché il Fluminense fa di necessità virtù e resta attaccato alla vetta nonostante le pesanti assenze.
Pessimismo cosmico. In un valzer di cambi al vertice un altro periodo assai difficile inizia con un pari in casa del Prudente, già con un piede in serie B. È tornato prepotentemente in corsa anche il Cruzeiro, che va in testa da solo dopo lo scontro diretto proprio col Flu. Ma il cappio più stretto è rappresentato, ancora una volta, dagli infortuni. Sembra una maledizione: Fred torna e si rompe di nuovo, Emerson idem. Come si fa a vincere in questo modo? Il pessimismo dilaga nell’ambiente tricolor, ma un eroe si affaccia sulla scena: è basso di statura, argentino, mancino. Come Maradona, come Messi. Si chiama Dario Conca.
Le prodezze del Mago. È proprio Conca a prendersi le responsabilità maggiori nel momento decisivo. Unico rimasto del quartetto magico che doveva prevedere anche Deco (tormentato da problemi muscolari, e in generale quasi mai in forma), sciorina prestazioni magistrali, come già aveva fatto nel 2009 e nel resto del 2010, a dire il vero. Sei gol in sei partite sono indice che il trequartista argentino è maturato al punto giusto da trascinare i compagni ed essere decisivo anche sotto porta. E grazie a Conca e a qualche incertezza di troppo di Corinthians e Cruzeiro, il Fluminense è ancora in corsa.
Il rush finale. I 90 minuti più importanti della stagione si giocano il 21 novembre: il Fluminense, secondo a un punto dal Corinthians, batte agevolmente un San Paolo demotivato, mentre il Timão non va oltre un pari taglia gambe in casa del Vitoria, consentendo al Flu di andare a +1 e di avere il destino nelle proprie mani. Un’altra vittoria contro il Palmeiras, una settimana più tardi, suggerisce che ormai Muricy e i suoi non possono più sbagliare. Resta un ultimo ostacolo, il Guarani già retrocesso: facile all’apparenza, tremendamente difficile all’atto pratico. Risolve Emerson, uno che molti non volevano a causa della sua fede flamenguista e che tutti rimpiangevano quando era in infermeria. Dopo il 1970 e il 1984, il Tricolor carioca è di nuovo campione brasiliano. Festeggia, Flu!
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