sabato 3 luglio 2010
Felipe Melo il simbolo dell'eliminazione brasiliana
di Benedetto Vacca
Qualità e difetti che si annullano
La forza nel marcare eguagliata dall'instabilità emozionale. I lampi di visione di gioco bilanciati da falli privi di senso. Le principali caratteristiche del centrocampista brasiliano, Felipe Melo, sono tutte emerse nella partita contro l'Olanda, determinanti per la sconfitta per 2 a 1, che ha decretato l'eliminazione del Brasile dal massimo torneo calcistico.
Tanti campanelli d'allarme e un nervosismo crescente
Il primo campanello d'allarme circa il nervosismo del centrocampista juventino si rivelò già in amichevole pre-mondiale contro la Tanzania. tendenza intensificata con la partita contro il Portogallo, dagli eccessi di falli commessi ai danni del difensore lusitano Pepe. La sensazione che l'irruenza di Felipe Melo potesse danneggiare la nazionale guidata da Dunga veniva accantonata dopo l'ottimo lancio che ha messo Robinho in condizione di portare in vantaggio i verdeoro contro gli olandesi. Ma questa parentesi è rimasta tale e il cattivo temperamento del giocatore ha prevalso sulle sue qualità.
Gli errori chiave nella sconfitta contro gli Orange
Nel secondo tempo, dopo un perfetto cross di Sneijder, Felipe Melo saltava per liberare l'area, ma complice l'intervento mancato di Julio Cesar, spingeva il pallone nella propria rete. La prima autorete della storia della nazionale brasiliana ad un mondiale. In occasione del secondo gol di Sneijeder che totalmente solo batte di testa a rete, è un'altra svista del mediano brasiliano, che dimentica il folletto olandese in area. Per completare l'opera al minuto 28 decide di pestare platealmente Robben, dopo aver commesso fallo sullo stesso olandese, indiscutibile il cartellino rosso diretto.
L'unico vero errore di Dunga
Felipe Melo, probabilmente può essere considerato l'unico vero errore di Dunga, il quale da principio ha puntato sul giovane centrocampista, facendone d'egli il pilastro del centrocampo. Una scommessa quella di Dunga, che è costata cara anche a lui, che a nostro avviso ha svolto un lavoro egregio.
Pubblicato da
Benedetto Vacca
alle
15:25
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ci siamo privati di gente come neymar e ganso per far giocare gente come melo, josue e altri il che è tutto dire. il brasile deve ritrovare il suo spirito, l'identità persa in mezzo ai nomi alla gente comune sconosciuti. spero (ma non credo) che si riesca ad avvicinare la nazionale al popolo. più partite in patria, meno soldi, marketing e partite all'estero.
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